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La tragica morte sul lavoro del 35enne Oscar Belotti alla Tur Meccanica di Capriolo, ieri chiusa per lutto, ha colpito al cuore due comunità: quella di Sarnico, dove lo sfortunato operaio era cresciuto, e quella di Capriolo, paese nel quale si era trasferito dopo il matrimonio con Marina Corsini, in un appartamento sotto il Castello. In azienda Belotti era entrato giovanissimo, conquistando la fiducia e l’affetto del titolare che ieri con il fratello della vittima, che lavora nella stessa fabbrica, lo ha recuperato da sotto il tornio verticale. AL MOMENTO non si conoscono ancora le cause e la successione degli eventi: lo stagista che ha dato l’allarme ha scorto a terra il corpo dell’operaio ormai privo di vita, con il corpo dilaniato da numerose ferite. Non ci sono testimoni che possano aiutare a ricostruire l’infortunio sul lavoro. Saranno le perizie a spiegare la tragedia. Ieri mattina don Agostino, parroco di Capriolo, ha fatto visita alla famiglia della vittima in via Simeone de Paratico per portare conforto ed esprimere la vicinanza della comunità. Sotto il Castello la giovane coppia aveva messo al mondo tre maschietti, l’ultimo battezzato poche settimane fa. Il più piccolo ieri era in braccio alla nonna, il più grande giocava con lo zio, mentre arrivavano amici e parenti che abbracciavano Marina. La giovane donna, che ieri con il padre è corsa in fabbrica, si è fatta forza pensando ai tre piccoli. «Il più grande - raccontava con lo sguardo smarrito e gli occhi gonfi di lacrime - andrà a scuola a settembre, il secondo alla scuola materna». Poi il ricordo del marito: «Oscar era andato a lavorare dopo le medie perché quel lavoro gli piaceva a tal punto che si era specializzato, frequentando corsi serali per studiare e continuare a lavorare. In fabbrica lavorava anche il fratello. Questa mattina mi hanno detto che si potrà fargli visita a Brescia: questo è tutto ciò che sappiamo». Accanto a lei i genitori: «Oscar era un ragazzo d’oro. Per lui c’erano solo famiglia e lavoro, in fabbrica gli volevano bene tutti: dal titolare ai compagni di lavoro. Ora ci sono tre bimbi senza il papà». I colleghi non riescono ancora a spiegarsi la tragedia, al momento al vaglio dell’Ats di Brescia che dovrà ricostruire la dinamica dell’infortunio. Belotti stava lavorando al tornio verticale, che gestiva dal momento dell’acquisto, forse l’attrezzo ha agganciato un lembo della tuta mentre tentava di rimuovere dalla vasca alcuni grossi trucioli prodotti dalla lavorazione e che rallentavano il movimento. Non si sono fatte attendere le reazioni del sindacato. In una nota, Camera del Lavoro e Fiom Cgil di Brescia lamentano: «Nel 2019 sono già sette gli infortuni mortali registrati nella nostra provincia. Si tratta di una situazione di emergenza che ha superato i livelli di guardia. Serve un impegno straordinario per incentivare l’utilizzo di strumenti e tecnologie adeguate alla prevenzione degli incidenti e, anche attraverso il miglioramento dell’organizzazione del lavoro, occorre che si mettano in campo soluzioni che consentano un significativo calo di infortuni e di malattie professionali». • © RIPRODUZIONE RISERVATA
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